Per gli
studi sul de' Barbari e le sue opere pubblicati prima del 1962, si veda la
bibliografia preparata per l'edizione anastatica in sei fogli della pianta di
Venezia, G. MAZZARIOL-T. PIGNATTI, La pianta di Jacopo de' Barbari,
Venezia, Neri Pozza, 1962; si veda poi l'importante saggio J. SCHULZ,
Jacopo de Barbari's view of Venice: map making, city views, and
moralized geography before the year 1500, in "The Art Bulletin", 1978,
pp. 425-474 [d'ora innanzi citato come: SCHULZ 1978], (trad. it.: La
veduta di Venezia di Jacopo de' Barbari: cartografia, vedute di
città e geografia moralizzata nel Medioevo e nel Rinascimento,
in ID., La cartografia tra scienza e arte. Carte e cartografi nel
Rinascimento italiano, Modena, Panini, 1990 (Ferrara, Istituto di Studi
Rinascimentali), pp. 13-63); si vedano inoltre: Dizionario biografico degli
Italiani, v. 6 (1964), pp. 44-46, s.v. De' Barbari; J. SCHULZ, The
printed plans and panoramic views of Venice (1486-1797), Firenze,
Olschki, 1970 ("Saggi e memorie di Storia dell'arte. 7"); G. BELLAVITIS,
L'evoluzione della struttura urbanistica di Venezia attraverso i
secoli: i primi documenti cartografici, in "Bollettino C.I.S.A.", XVIII,
Vicenza 1976, pp. 225-239; G. CASSINI, Piante e vedute prospettiche
di Venezia (1479-1855), Venezia, Stamperia di Venezia, 1982(2);
Venezia. Piante e vedute. Catalogo della mostra a cura di G.
Romanelli e S. Biadene, Venezia, Museo Correr, 1982; G. BELLAVITIS-G.
ROMANELLI, Venezia, Roma-Bari, Laterza, 1985 (in part. al cap. VII: "La Venezia
di JdB", pp. 66-76, et passim). Per la storia della cartografia urbana
nel Medioevo e nel primo Rinascimento, si vedano: P.D.A. HARVEY, The history
of topographical maps. Symbols, pictures and surveys, London, Thames
and Hudson, 1980, in part. alle pp. 66-83; ID., Local and regional
cartography in Medieval Europe, in The history of cartography,
vol. 1: Cartography in prehistoric, ancient, and medieval Europe and the
Mediterranean, ed. by J.B. Harley and D. Woodward, Chicago-London, The
University of Chicago Press, 1987, pp. 464-501; J. ELLIOT, The city in maps:
urban mapping to 1900, [catalogo della mostra], London, The British
Library, 1987.
SCHULZ 1978, p. 441: " ... in the last
analysis the view can have been built only upon a vision of imagination. It is
a work of art".
Ibid., p.
431.
MAZZARIOL-PIGNATTI, p. 10.
SCHULZ 1978, in part. alle pp. 439-440.
Per la storia delle tecniche di misurazione
delle distanze e delle altezze fino all'anno 1500 si vedano: Storia della
tecnologia, vol. 3: Il Rinascimento e l'incontro di scienza e
tecnica, Torino, Boringhieri, 1963, in part. alle pp. 532-558; il volume
secondo della Storia della Tecnica: U. FORTI, Dalla rinascita dopo il
Mille alla fine del Rinascimento, Torino, UTET, 1974, in part. alle pp.
80-107; History of cartography, cit., vol. 1, in part. ai capp. 11, 13,
19, 20; D. WATTENBERG, Johannes Regiomontanus und die astronomischen
Instrumente seiner Zeit, in Regiomontanus-Studien, Wien, Oesterreichische
Akademie der Wissenschaften, 1980, pp. 343-362; Cartes et figures de la
terre, Paris, Centre Georges Pompidou, 1980, pp. 242-247; i seguenti saggi,
contenuti nel catalogo della mostra Arte e scienza per il disegno del
mondo, Milano, Electa, 1982: L. VAGNETTI, Roma nel gioco
matematico di L.B. Alberti (pp. 46-51), H.C. POULS, Dall'agrimensore al
cartografo (pp. 52-55), E. GUIDONI, Le carte della città (pp.
222-227); L. COLOMBO-A. SELVINI, Sintesi di una storia degli strumenti di
misura topografica, in "Rivista del catasto e dei servizi tecnici
erariali", N.S. 43 (1988), n. 2-3, pp. 75-108; C. MACCAGNI, Rilevamento
topografico e suoi strumenti, in L'Europa delle carte..., [catalogo
della mostra] a cura di M. Milanesi, Milano, Mazzotta, 1990, pp.
11-20.
Nel suo saggio su La scienza nello Studio di
Padova e nel Veneto (in Storia della cultura veneta, vol. 3,
t. III, Vicenza, Neri Pozza, 1981, pp. 135-171) C. Maccagni registra (p.
137) la relativa scarsità di "testimonianze esaurienti"
nell'ambito delle conoscenze scientifiche di tipo applicativo e pratico,
benché queste convivessero, a volte perfino nella stessa persona, e
avessero comunque non poche connessioni con le conoscenze scientifiche
più generali circolanti in ambito accademico.
ROBERTUS ANGLICUS, De astrolabio canones. De astrolabii compositione;
composto prima del 1270, il trattato venne pubblicato soltanto nel 1477-1478, a
Perugia, per cura di Ulisse Lanciarino; cfr. L. THORNDIKE, Robertus Anglicus,
in "Isis", 1942, n. 34, pp. 467-469.
Il testo dei Ludi dell'edizione del Bartoli, che è anche la
prima dell'operetta, è inserito nella raccolta di scritti albertiani
pubblicati con il titolo Opuscoli morali di Leon Battista Alberti..., In
Venetia, appresso Francesco Franceschi Sanese, 1568, pp. 225-255; l'edizione
dei Ludi alla quale si farà riferimento d'ora in avanti è
quella stabilita filologicamente da C. Grayson: L.B. ALBERTI , Ludi
rerum mathematicarum, in ID., Opere volgari, vol. 3, Bari,
Laterza, 1973, pp. 131-173 e 352-360; C. BARTOLI, Del modo di misurare le
distantie, le superficie, i corpi, le piante, le prouincie, le
prospettiue.... In Venetia, Per Francesco Franceschi Sanese, 1564, in part.
ai libri primo e terzo.
D. SANTBECH, Problematum
astronomicorum et geometricorum sectiones septem..., Basileae, Per
Henrichvm Petri, et Petrvm Pernam, 1561, c.6*v dell'Epistola
dedicatoria; la sezione settima (pp. 258 segg.) è intitolata De
observationibus geographicis.
P. GASSENDI,
Georgij Peurbachij et Ioannis Regiomontani vita, qui citato
nell'edizione contenuta nel volume quinto delle sue Opera, Lugduni,
Sumptibus Laurentii Anisson et Ioannis Baptistae Devenet, 1658, pp. 528 e
531.
ALBERTI, Ludi..., ed. Grayson, p.
133.
R. KLEIN, Gli umanisti e la scienza, in
ID., La forma e l'intelligibile, Torino, Einaudi, 1975, pp. 356-369.
Ciò si riscontra, ad esempio, sia in opere
di vasto impianto come L. THORNDIKE, A history of magic and experimental
science, New York-London, Columbia University Press, 1923-58, sia in studi
specificamente dedicati all'argomento, come WATTENBERG, Op. cit., o
Z. NAGY, Ricerche cosmologiche nella corte umanistica di
Giovanni Vitéz, in Rapporti veneto-ungheresi all'epoca del
Rinascimento, a cura di T. Klaniczay, Budapest, Académiai
Kiadó, 1975, pp. 65-93.
SCHULZ 1978, pp.
436-437.
HARVEY, Local and regional cartography...,
cit., pp. 466-467.
R. VALTURIO, De re
militari, Verona, Giovanni Nicolai da Verona, 1472, libro secondo, capo
quinto: "De Arithmetica et militari geometria"; il trattato, che è la
prima opera di carattere tecnico stampata in Italia, fu tradotto in italiano da
Paolo Ramusio e ripubblicato a Verona, da Bonino Bonini, nel
1483.
Gli Elementa geometriae di Euclide furono
tradotti dall'arabo in latino da Giovanni di Bath (prima metà del XII
secolo) e quindi ritradotti, sulla scorta di quella prima versione, da Giovanni
Campano da Novara (seconda metà XIII secolo); la prima edizione a
stampa, in latino, fu quella di Erhard Rathold, Venezia
1482.
La traduzione latina delle opere di Archimede fu
condotta verso la metà del XV secolo da Jacopo da Cremona, per essere
poi riveduta e corretta dal Regiomontano; la prima edizione a stampa del testo
latino fu quella curata da Nicolò Tartaglia (autore a sua volta di uno
dei più famosi trattati cinquecenteschi sulla misurazione delle
distanze, Quesiti et inventioni diverse, Venezia, Venturino
Ruffinelli, 1546), e pubblicata a Venezia, dallo stesso Ruffinelli, nel 1543.
L'anno seguente uscì a Basilea, dai torchi di Johann Erwangen,
l'edizione del testo greco delle opere di Archimede, comprensiva anche del
commento di Eutocio di Ascalone.
La prima
traduzione dell'Almagesto, ovvero della Syntaxis mathematika di
Tolomeo fu condotta da Gherardo da Cremona nel 1175 sulla base di una versione
araba; la prima traduzione latina dal testo greco fu quella di Giorgio
Trapezunzio (1451). Questa servì da riferimento per il compendio
dell'Almagesto al quale negli anni 1461-62 lavorarono, su incarico del
Bessarione, dapprima Georg Peuerbach e quindi il Regiomontano; il compendio fu
pubblicato col titolo Epytoma in Almagestum Ptolemaei, Venezia,
Johannes Hamann, 1496. La prima edizione completa della versione del
Trapezunzio fu pubblicata a Venezia nel 1528.
Il testo
della Geographia di Tolomeo, stampato per la prima volta nella celebre
edizione vicentina di Hermann Liechtenstein nel 1475, era stato scoperto nel
1406, a Costantinopoli, da Giacomo d'Angelo, e da questi tradotto nel
1409.
Il De figura sectore, composto nel
X secolo, fu tradotto dall'arabo verso la metà del secolo XII da Gherardo
da Cremona, e pubblicato, insieme con la Sphaera mundi di Giovanni da
Sacro Bosco, a Venezia, nel 1518.
Tradotto da
Platone di Tivoli verso la metà del XII secolo, il De motu
stellarum - uno dei primi e più importanti trattati arabi di
trigonometria - fu pubblicato a Norimberga, da Johannes Petreius, nel 1537,
insieme con la Compilatio astronomica di Al-Farghani (che era stata
anch'essa tradotta nello stesso periodo da Johannes Hispalensis), nella quale
si trova il primo tentativo di misurazione della circonferenza
terrestre.
Anche quest'opera fu tradotta da
Gherardo da Cremona, e pubblicata, con l'Instrumentum primi mobilis di
Pietro Appiano, da Johannes Petreius nel 1534, a
Norimberga.
Si vedano le sezioni dedicate
all'astronomia, alla matematica e alla tecnologia in M. BINGHAM STILLWELL,
The awakening interest in science during the first century of printing,
1450-1550, New York, The Bibliographical Society of America,
1970.
F. DEUMLICH, Surveying instruments,
Berlin, de Gruyten, 1982; HARVEY, Local and regional cartography...,
cit. pp. 493-495; COLOMBO-SELVINI, Sintesi di una storia..., cit.,
pp. 76 segg.; Figures de la terre, cit., pp. 242-248; E.R. KIELY,
Surveying instruments: their history, Columbus, Carben Surveying
Reprints, 1979, pp. 50-54; MACCAGNI, Rilevamento topografico...,
cit., pp. 11-14; ID., La scienza nello Studio di Padova..., cit., pp.
135-163; POULS, Dall'agrimensore al cartografo, cit.; Storia della
scienza. Gli strumenti, Milano, Mondadori Arte-Banca Popolare di Milano,
1990 (il cap. "Il rilevamento"); Storia della tecnica, vol. cit., pp.
65-66; Storia della tecnologia, vol. cit., pp. 537-539 e 548-550;
VAGNETTI, Roma nel gioco matematico..., cit.
Si vedano gli atti del "Gerberti Symposium" (Bobbio, luglio 1983), nel
volume secondo degli "Studia" pubblicati dall'Archivum Bobiense: Gerberto:
scienza, storia e mito, Bobbio, Editrice degli A.S.B., 1985, in part. alle
pp. 577-644; vedi anche COLOMBO-SELVINI, Sintesi di una storia..., cit.,
p. 88; HARVEY, Local and regional cartography..., cit., p.
494.
Scritti di Leonardo Pisano,
matematico del secolo decimoterzo, a cura di B. Boncompagni, Roma,
Tipografia delle scienze matematiche e fisiche, 1862, vol. 2, pp.
202-206.
MARIANO DI JACOPO detto IL TACCOLA,
Liber tertius de ingeneis ac editifitiis non usitatis, a cura di
J.H. Beck, Milano, Il Polifilo, 1969, cc. 1r, 30v-31v
della riproduzione in facsimile e pp. 137,149-150 del
testo.
Tractatus de trigono balistario abbreviatus
ex libro maiore... (1440), Oxford, Bibliotheca Bodleiana, Cod. Miscell. 47
(il codice, inedito, è descritto in Catalogi codicorum manuscriptorum
Bibliothecae Bodleianae pars tertia, Oxonii, Ex Typographeo
Academico, 1854, p. 466); il contenuto del Metrologum, anch'esso
inedito, è descritto in THORNDIKE, A History..., cit., v. 4, pp.
172-175; vedi anche MACCAGNI, La scienza..., cit., pp.
152-153.
BARTOLI, Del modo di misurare...,
cit., c. 2v.
SANTBECH, Op. cit., c.
*6v dell'Epistola dedicatoria: "... in unum idque paratu
facillimum, simplicissimum ac certissimum instrumentum, nimirum Quadrantem
Geometricum artificiose deriuari ac traduci posse, adeo ut fere quicquid
expediri possit obseruationibus per superius enumerata organa [e cioè il
torqueto, l'albione, l'astrolabio], id multo simpliciori ac faciliori
operatione per quadrantem absolui posse tam demonstrationibus quam experientia
... ".
Scritti di Leonardo
Pisano..., cit., p. 204: "Et quia pulcre et subtiliter et facile cum
quadrante, quod quidem oroscopum uocant, altitudines metiuntur, ipsum
quadrantem, et ea que in ipso ponuntur ad nostrum propositum facentia
designare curaui ad presens ut subtilius que intendo ualeam
demonstrare".
Ibid.,
ivi.
L. PISANO (Fibonacci), La pratica di
geometria. Volgarizzata da Cristofano di Gherardo di Dino cittadino
pisano. Dal Codice 2186 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, a
cura e con introduzione di G. Arrighi, Pisa, Domus Galilaeana,
1966.
Ibid., p. 94.
Arrighi riporta alcune notizie biografiche su Cristofano, che era nato a Pisa
nel 1399: "Et più sono io Cristofano d'annj vintinove et stato per
famiglio al soldo più che anj quactordicj et riductomj a ccasa circha
d'anni tre sansa sapere fare nessuno mestierj [... ] Io Cristofano, d'annj
trenta et stato assoldà più d'anni quactordicj et riductomj a
ccasa, quactro anni sono passatj, et sono sansa nessuna industria d'arte, et al
presente sono al mestieri de' panilinj con Giovanni Boetij lo quale m'à
ricectato in boctegha perché sono suo gennero, perché io non vada
disviato, et a sua discriptione di quello che li parrà ch'io meritj
mentre che li piacerà ch'io stia in boctegha sua"; ibid, pp.
12-13.
VALTURIO, De re militari, ed.
cit., c. CVIIv.
Dell'uso dell'archipendolo per
la misurazione delle distanze lungo i pendii tratta anche Cristofano (Op.
cit., p. 74); vedi inoltre MACCAGNI, Rilevamento topografico....
cit., p. 11.
G. REISCH, Margarita philosophica cum
additionibus novis..., Basileae, Jo. Schottus Argen., 1508, libro sesto,
trattato secondo, c. 126r; la Margarita fu pubblicata per la
prima volta nel 1503, a Friburgo, dallo stesso Schott.
Sulla vita e l'attività di Peuerbach, sui suoi rapporti con il
Regiomontano e sulla continuazione da parte di quest'ultimo dell'opera del
Peuerbach, si vedano innanzitutto K. GROSSMANN, Die Frühzeit des
Humanismus in Wien bis zu Celtis' Berufung 1497, in "Jahrbuch des Vereins
für Landeskunde von Niederösterreich", 22 (1929), pp. 148 segg., E.
ZINNER, Leben und Wirkens des Joh. von Königsberg genannt
Regiomontanus, Osnabrück, O. Zeller, 1968(2) (in part. alle pp. 26-45
et passim.). Si vedano ancora: GASSENDI, Vita Georgii
Peurbachii..., cit.; SANTBECH, Problematum..., cit. (in part.
nell'Epistola dedicatoria); NAGY, Ricerche cosmologiche..., cit.; P.K.
ENEPEKIDES, Die Wiener Legation des Kardinals Bessarions in den
Jahren 1460-1461, in "Miscellanea Marciana di studi bessarionei",
Padova, Antenore, 1976, pp. 69 segg.; Allgemeine Deutsche Biographie,
vol. 25 (1887), pp. 559-561; i seguenti saggi nel già citato volume
Regiomontanus-Studien: L. BENDEFY, Regiomontanus und Ungarn (pp.
243-253), W. von STROMBER, "Hec opera fient in oppido Nuremberga Germaniae
ductu Ioanne de Monteregio": Regiomontan und Nürnberg, 1471-1475 (pp.
267-289), D. WATTENBERG, Op. cit.; il cap. "The aftermath of
Regiomontanus" in THORNDIKE, A history..., cit., vol. 5, pp. 332-
segg.
ZINNER, Op. cit., pp.
40-41.
NAGY, Op. cit., p.
76.
Tutti gli studiosi, compreso lo Zinner (op.
cit., p. 40), tacciono su questa prima edizione, che è citata
soltanto in G.W. PANZER, Annales Typographici..., Norimbergae 1800, vol.
8, p. 325: Quadratum Geometricum clarissimi mathematici Georgij Purbachii,
Tubingae, Per Thomam Anshelmum Badensem, 1514, e fanno generalmente
riferimento sia all'edizione di due anni successiva, Quadratum geometricum
praeclarissimi Georgii Burbachii, Impressum Nuremberge per Johannem
Stuchs Anno Domini 1516, sia a quella pubblicata nel 1544 in appendice agli
Scripta clarissimi mathematici M. Ioannis Regiomontani, De torqueto,
astrolabio armillari, regula magna Ptolemaica, baculoque astronomico,
& observationibus cometarum..., Norimbergae, apud Ioannem Montanum
& Vlricum Neuber, Anno Domini 1544.
"... gnomonem,
quem dudum fieri postulabas, optime Praesul, nunc ligno factum accipe. Post, si
voles, ex metallo fiet alter usui facilior, aptior et accomodatior: nam illo
iam perfecto, dum eius usum exercerem in altitudinibus considerandis, via venit
in animum, quae facilius effici potest opus, atque magis accomodatum.
Exercitium enim est, quo reddimur doctiores. Nunc tamen, donec alter absolutus
ad te veniet, ligneo contentus sis, cuius compositionem usumque heic volui
describere"; il passo è citato dall'edizione 1544 del Quadratum
(c.61r), alla quale si fa riferimento di qui in
avanti.
Si vedano ad esempio il quadrato di Dresda
costruito nel 1569 da Christoph Schissler, sul quale: H. WUNDERLICH Das
Dresdner "Quadratum Geometricum" aus dem Jahre 1569 von Christoph
Schissler, in "Veröffentlichungen der Staatliche Math.-Physik.
Salons", Forschungstelle Dresden, Zwinger 1 (1980); o quelli conservati presso
l'Istituto e Museo della Scienza in Firenze, che sono rispettivamente di
Christoph Schissler (1599), di anonimo (ca. 1600) e di Tobias Volkmer (1608),
sui quali: Storia della scienza. Gli strumenti, cit., pp.
204-210.
Sull'argomento si vedano gli autori e i testi
indicati alla nota 41, ai quali va aggiunto, per quel che
riguarda il primo soggiorno italiano del Regiomontano e i suoi rapporti con il
Bessarione, A. RIGO, Bessarione, Giovanni Regiomontano e i
loro studi su Tolomeo a Venezia e a Roma (1462-1464), di
prossima pubblicazione in "Studi veneziani", 1991. Ringrazio l'autore per
avermi consentito la lettura delle bozze di stampa
dell'articolo.
ZINNER, Op. cit., p.
46.
RIGO, Op. cit., p. [20]
dell'articolo.
BENDEFY, Op. cit., p.
247.
WATTENBERG, Op. cit., p.
356.
MAZZARIOL-PIGNATTI, Op. cit., p.
9.
GASSENDI, Op. cit., p.
527-531.
E. POHL, Regiomontanus. Der Begründer
der astronomischen Tradition Nürnbergs, in Regiomontanus-Studien,
cit., p. 292.
In una lettera del 4 luglio 1471
indirizzata al matematico Christian Roder, Regiomontano spiegava di aver scelto
di stabilirsi a Norimberga perché la città era "propter cursum
mercatorum quasi centrum Europe"; cfr. STROMBER, Op. cit., p.
268.
REGIOMONTANO, Bücheranzeige,
Nürnberg, s.e., 1474; cfr. BINGHAM STILLWELL, Op. cit., p. 32, n.
98.
POHL, Op. cit., p.
293.
BENDEFY, Op. cit., p.
241.
THORNDIKE, A history..., cit., vol. 5, p.
338.
POHL, Op. cit., p. 295; THORNDIKE, A
history..., cit., vol. 5, pp. 339 segg.; WATTENBERG, Op. cit., p.
359.
J.G. MORRIS, Martin Behaim, the German
astronomer and cosmographer of the times of Columbus, Baltimore, J. Murphy
& Co., 1855, poi in "Acta cartographica", VII (1970), pp. 240-286; A.
BREUSING, Regiomontanus, Martin Behaim und der Jakobstab, in
"Zeitschrift der Gesellschaft für Erdkunde zu Berlin", IV (1869), pp.
97-106, poi in "Acta cartographica", XII (1971), pp.
35-44.
A. WOLKENHAUER, Der Nürnberger
Kartograph Erhart Etzlaub, in "Deutsche geographische Blätter", 1907,
pp. 1-23, poi in "Acta cartographica", XX (1975), pp. 504-526; H. KRUEGER,
Erhard Etzlaub's "Rom Weg" map and its dating in the Holy Year of 1500,
in "Imago mundi", 8 (1950), pp 17-26; T. CAMPBELL, The earliest printed
maps, 1472-1500, London, The British Library, 1987, pp.
59-69.
POHL, Op. cit., p.
296.
MAZZARIOL-PIGNATTI, Op. cit.,
p. 9.
POHL, Op. cit., p.
297.
ZINNER, Op. cit., p.
259.
POHL, Op. cit., p. 296;
Allgemeine Deutsche Biographie, vol. 42 (1897), pp. 56-58; gli interessi
cartografici del Werner sono attestati anche dalla sua analisi critica dei
sistemi tolemaici di proiezione, pubblicata col titolo De quatuor terrarum
orbis in plano figurationibus in appendice alla sua stessa traduzione del
libro primo della Geographia di Tolomeo, Nümberg, Johann
Stüchs, 1514.
THORNDIKE, A
history..., cit., vol. 5, p. 333.
M. THAUSIG,
Albert Dürer. Sa vie et ses oeuvres, Paris, Firmin-Didot, 1878, pp.
50 segg. Schedel conservava anche nella propria biblioteca copie di alcune
opere di Peuerbach e Regiomontano; cfr.: Catalogus codicum
manuscriptorum Bibliothecae Regiae monacensis, tomo III, parte
prima, Monaco 1802, p. 6. Si sa inoltre che nel periodo 1501-1503 egli
acquistò alcune incisioni del de' Barbari per la propria raccolta; cfr.:
Die Graphiksammlung des Humanisten Hartmann Schedel [catalogo della
mostra], München, Prestel-Verlag, 1990, ai nn. di catalogo 3, 4, 23, 89,
92, 103, 105.
La ricchezza del Kolb è
indirettamente attestata da un documento del 1508, nel quale sono registrate le
assegnazioni delle stanze nel Fontego dei Tedeschi, dopo che il palazzo,
completamente distrutto da un incendio nel gennaio 1505, era stato ricostruito:
"Consegnation delle camere nove a' mercanti todeschi per li proveditori del
sal. MDVII [=1508] die VII februarij. De comandamento de mj marcho tiepolo
provedidor al sal deputado alla fabricha del fontego di todeschij me consegno
una Poliza de tutte le camere della consignation de esse a essi mercadanti del
fontego di tudeschj la qual sono sottoscrita de Man del ditto mj marcho
comandandome dovesse quella registrar nel libro dove se annotano ditte camere
la sotoscrition et sopra dita poliza, qui sotto nota et al tenor de quella. Io
Marco Tiepolo proveditor al sal deputado alla fabricha del fontego haver
consegnado le camere como qui sotto appar Et questo di ordene de tuto el
Collegio adi 19 fevrer 1507 [=1508]"; dall'elenco si ricava l'assegnazione
nominativa delle 76 stanze disponibili nel Fontego. Sei di queste, le migliori,
erano situate nel "Primo soler sopra Canal grando", ovvero al piano "nobile", e
la n. 3, situata accanto a quelle n. 1 e 2 occupate da "Sier Rigo Fochte" (e
cioè da un membro della celebre famiglia di banchieri Fugger), era stata
assegnata a "Sier Antonio Cholb"; cfr. ASV, V Savi alla Mercanzia, Visdomini
al Fontego dei Tedeschi. Capitolare, busta 74 bis N.S., e. 57r.
Oltre alla stanza, il Kolb aveva affittato anche uno dei 25 magazzini del
palazzo, e precisamente il n. 16; ibid., c. 59r. Sulla biografia
del Kolb si veda inoltre P. ZAHN, Die Endabrechnung über den
Druck der Schedelschen Weltchronik (1493) vom 22 Juni 1509, in Gutenberg -
Jahrbuch, n. 66, Mainz 1991, pp. 196-197.
MAZZARIOL-PIGNATTI, Op. cit., p. 9.
BELLAVITIS, L'evoluzione della struttura..., cit., pp. 234-237.
SCHULZ 1978, pp.
438-439.
La definizione è in
HARVEY, The history of topographical maps..., cit., pp.
75-76.
Pignatti (op. cit., p. 10) ha
sottolineato come l'indicazione di "Seraual" sia significativa di una
connessione fra la provenienza nordica degli autori della pianta e il loro
viaggiare da e verso Venezia, e richiama inoltre la presenza dello stesso
toponimo nella Rom Weg di Etzlaub. L'importanza di quella
località per la comunicazione fra i due versanti delle Alpi è
attestata anche dall'inserzione di una veduta di Serravalle nel volume quarto
del Civitates orbis terrarum di Braun e Hogenberg, Coloniae Agrippinae,
1572, tav. 45.
Si veda la ricca scheda catalografica di
Howard Burns in Raffaello architetto [catalogo della mostra], a
cura di Ch. L. Frommel, S. Ray, M. Tafuri, Milano, Electa, 1984, pp. 420-421.
Il richiamo alla pianta di Imola è utile anche per poter brevemente
accennare al ruolo che Leon Battista Alberti avrebbe avuto nell'ideazione e
nella realizzazione di nuove tecniche per le misurazioni a distanza,
perché pare che tecniche simili a quelle descritte dall'Alberti nei suoi
Ludi (cfr. nota 9) siano state impiegate da Leonardo per la composizione
di questa pianta. Nella sua dettagliata analisi del testo albertiano, L.
Vagnetti (Considerazioni sui "Ludi matematici", in "Studi e
documenti di architettura", 1 (1972), pp. 175-259) si sofferma a lungo (pp.
235-246) sul paragrafo sedicesimo dell'opera (Ludi..., ed. Grayson,
cit., pp. 163-169) nel quale viene descritta la misurazione delle distanze
effettuata con una tecnica di triangolazione a mezzo di uno strumento assai
simile a un goniometro orizzontale. Vagnetti, pur riconoscendo all'Alberti
tutto il merito di aver così genialmente applicato questo tipo di
procedimento, osserva però che esso "non funziona e non può
funzionare perché, stando alla lettera del suo enunciato, la sua
ricostruzione porta a operazioni materialmente impossibili". Inoltre, se la
rudimentale tecnica del goniometro orizzontale dell'Alberti poteva ben
adattarsi a misurazioni semplici, quali quelle necessarie per calcolare
distanze e altezze di luoghi isolati e ben distinti, di certo non poteva
fornire alcuna garanzia di precisione per una misurazione complessa e minuta
quale la descrizione topografica di una città. E spesso infatti, nel suo
saggio, Vagnetti sottolinea la discrepanza fra il rigore teorico delle
invenzioni albertiane e la difficoltà di applicarle realmente dovuta
alla mancanza di un supporto tecnologico sufficientemente affidabile e preciso.
È comunque interessante notare che i Ludi (sui quali si veda anche J.
GADOL, Leon Battista Alberti universal man of the early Renaissance,
Chicago-London, The University of Chicago Press, 1969, in part. alle pp.
157-195) furono composti intorno al 1450 (Ludi..., cit. p. 358), e
cioè soltanto pochi anni prima che Peuerbach mettesse mano, con l'aiuto
del Regiomontano, al suo quadrato. Non è perciò da escludere la
possibilità che quest'ultimo abbia potuto ricevere qualche spunto
sull'argomento proprio dall'Alberti, quando i due ebbero diverse occasioni
d'incontro nella casa del Bessarione, a Roma, nel 1464 (RIGO, Op. cit.,
p. [12] dell'articolo). La tecnica della triangolazione topografica
può comunque considerarsi immatura fino al 1533, anno in cui il
matematico e geografo Gemma Frisius pubblicò il notissimo Libellus de
locorum describendorum ratione & de eorum distantiis
inveniendis.
D. WOODWARD, The woodcut
technique, in Five centuries of map printing, Chicago-London,
The University of Chicago Press, 1975, p. 43.
SCHULZ
1978, p. 434.
BELLAVITIS, L'evoluzione della
struttura..., cit., p. 236.
SCHULZ 1978, pp.
437-438.
Ibid., p. 438.
Ibid., pp. 439-440.
Ibid., pp.
440-441.
VENEZIA, BIBLIOTECA MARCIANA, Ms. Lat. Z, 399
(=1610), c. 7r.; le altre due copie della pianta sono contenute nel
codice marciano It. VI, 188 (=10039): Piante di città, fortificazioni
e carte geografiche dei secoli XVI e XVII, alle cc. 1r e
1v.
BERLINO, STAATLICHE MUSEEN,
Kupferstichkabinett; la veduta fiorentina di Francesco Rosselli è del
1472, ma è nota soltanto in questa copia del primo
Cinquecento.
MANTOVA, PALAZZO DUCALE; tempera su
tela. La veduta, ripresa anch'essa da un'incisione tardo quattrocentesca del
Rosselli, è pervenuta soltanto in questa copia pittorica eseguita verso
il 1538.
L'originale di questa pianta era stato con
ogni probabilità preparato per la Roma instaurata di Flavio
Biondo (1444-46). Ne sono pervenute quattro copie: una dello Strozzi (Venezia,
1474) e altre tre inserite in altrettanti manoscritti della Geographia
di Tolomeo compilati in Firenze, nella bottega di Pietro del Massaio, fra
il 1469 e il 1490.
NAPOLI, MUSEO NAZIONALE DI S.
MARTINO; olio e tempera su tavola.
AUGSBURG,
MAXIMILIANMUSEUM; incisione su legno colorata a
mano.
STOCCOLMA, KUNGLIGA BIBLIOTEKE; incisione.
BELLAVITIS-ROMANELLI, Venezia,
cit. p. 69.
J. DE' BARBARI, De la ecelentia de
pitura, in Scritti d'arte del Cinquecento, a cura di P. Barocchi,
Milano-Napoli, Ricciardi, 1971-77, vol. 1, p. 67; sul quale: ibid.,
pp. 1102-03; P. KIRN, Friedrich der Weise und Jacopo Barbari,
in "Jahrbuch der Preussischen Kunstsammlungen", 46 (1925), pp.130 segg.; L.
PUPPI, La teoria artistica nel Cinquecento, in Storia della
cultura veneta, vol. cit., pp. 175-177.