Veduta di Venezia a volo d'uccello, in sei legni, priva di firma, datata 1500.
Attribuita a Jacopo de' Barbari (J. D. PASSAVANT, Le Peintre graveur, Lipsia
1860-1864, II, pp. 135 ss., n. 33; P. KRlSTELLER,
Engravings and Woodcuts by Jacopo de' Barbari, Berlino 1896, n. 33).
Dimensioni approssimative: 1345 x 2818 mm. Dimensioni dei singoli legni, ancora
esistenti (da sinistra a destra e dall'alto in basso, misurati all'esterno del
bordo nero): A. 680 x 913; B. 680 x 988; C. 681 x 917; D. 680 x 910; E. 684 x 1000; F. 682 x 912.
NNE in alto. Venezia, con la Giudecca e San Giorgio Maggiore più sotto, e le Alpi
in alto. Santa Marta a sinistra e Sant'Elena a destra. La
scala non è riportata. Scala approssimativa sull'asse N-S: 1:2750; sull'asse E-O:
1:1250.
Scritte (in senso orario, a partire dal centro in alto):
[n.d.r. Per motivi tecnici non è stato possibile riportare tutti i segni e le scritte che appaiono sul documento; si consiglia per una completa visione degli stessi di visionare il testo di Schulz nella versione non elettronica]
MERCVRIVS PRECETERIS HVIC FAVSTE EMPORllS ILLVSTRO /
.VENETIE./.M.D.
T/*/SEPTENTRIO.
AQVILO./G/.FVLTVRNVS
/ SVBSOLANVS
REGA/TA
S/.EVRAVSTER./.EVRVS
AEQVORA TVENS/PORTV. RESIDEO/HIC NEPTVNVS
O/*/.AVSTER.
AFFRlCVS/A/AVSTER AFFRICVS.
FAVONIVS./P
CORVS. CIRCIVS/M
Toponimi (legno per legno e riga per riga, da sinistra a destra e dall'alto in basso,
dividendo la città nelle seguenti zone: la terraferma, le isole, le zone urbane
sul lato di San Marco del Canal Grande (De Citra), quelle dall'altro lato (De
Vltra) e la Giudecca):
Legno A
Terraferma: MARGERA. .s. zui/an .MESTRE.
TERVIXIO SERAVAL
Isole: .s. segond9. s. ciara.
De Citra: Iob .s. jeronitius .S. alovisse
corpus Domeni .S lucia .S. geremia .s. lunhor9
S mar/cola Serui s. magale/na s fos/cha fel/ixe
S. Samuo S beneto .S. luca vidal .S. maurio
.S. steff/ano S. anz/olo S pate/rnoan
De ultra: s. andrea S. s. simio picola
.s. lo.dego S stai S. Iacob9 S. pante/lon
.S. ro/cho .F./mi/no/ras .S. Io. zoäm/gelista
Stin/Stin S. augostin .s/boldo S. M. M. Doni
S/Cassa .S. martha .S. nicolo. s. anzo
.S. Seba/stian car/mi/nj .S margarita tomà
.S. polo S. aponal S. base S. trouasio
Legno B
Isole: MVRAN .S. M diangiol .s. bernhardi . S. maria.
S. ciprian .S. steffani9 s. dona .S. ciara
.S. jacob9 .S michahel .S. cristoffolo
De citra: .S. M. del orto mi/seri/cor/dia .S. Souia
apostoli croxechieri S. jo /grisos / timo .S. cantianj
Fontico . dalamanj ma / ria / n .S. M noua miraculj
.S. johanes et paule. .S. justina Franco celesteia
.S. bo/tolo/mio .S. lio .s saluator .S. Zulian
.S. M. formosa lore.o cfor / nita
De Ultra: .rialto .S. iacobus
Legno C
Isole: .S. Iacob9. TORCELLO .BVRAN. MACORBO
.S. nicolo.
Legno D
De Citra: mauri .s. mar. zubenigo S fo nt in
.S. moise
De Ultra: s. trouasoi Iesuati Carita .S. / angnese
.S. vido spiritü sant latrinita DVANA DE. M
Giudecca: .S. Iacob9. S
Legno E
Isole: S Georgij
De Citra: s jo .s. souero S. io dil te .S. zimia
SA MAR CVS s pro / uolo s za ca ri a sant to
PALACIVS .S. / .io. /.br.a .S. / mar / tin ca. de dio
Giudecca: .s io batista
Legno F
Isole: .S. ellena
De Citra: .le vergine. .s. petrj jn castello. ARSENAL
.S. dan / jel .s. /bor/t9 .S do mi ni cus s. /ann /a
ala . . hospi tales s antonius
La veduta venne pubblicata nell'autunno del 1500, come testimoniano la
supplica presentata da Kolb e la delibera con cui il governo della Repubblica concedeva un privilegio
di pubblicazione di quattro anni, con l'esenzione dal pagamento dei dazi di esportazione della stampa.
Della decisione della Signoria dà notizia - indipendentemente - anche Marino Sanudo.
La
concessione del privilegio è registrata nei seguenti termini (ASVe, Collegio, Notatorio.
Registro 15 (anni 1499-1507), c. 28 r.):
MCCCCCmo
Serenissimo principo et
ex(cellentissi)ma Signoria: Antonio cholb marchadante todescho supplica ala S(ereni)ta V(ost)ra: Cum
sit ch(e) lui principalmente ad fama de questa ex(cel)sa cita de venetia quella habia facto justa et
propriamente retrare et stampare. la qual opera hora de poÿ lo tempo di tre anni fornita: et
p(er)ch(e)
esse in molte cosse ale altre opere se fano asei estracto: si p(er) la materia dificilissima et fu
Credibele
poterne fare vero desegno si p(er) la grandeza sua et dela Carta ch(e) mai simele non fu facta. Si
anchora p(er) la noua arte de stampar forme di tal grandeza: et p(er) la dificulta dele
co(m)positio(ni)
tute in seme, le qual cosse fusse non essendo p(er) suo valor stimate dala zente: nela sutilleza del
Intellecto le forme stampando possano supplir ch(e) p(er) mancho de cercha a tre fiorini vna opera se
posse reuedere tutto vniversalmente non spiera rechauarne la messa faculta, supplica ordoncha ala
Sub(limi)ta V(ost)ra ch(e) In gra(zia) li sia conceduto ch(e) dicta opera senza datio et senza
Impedimento In tuti I luoghi et da tute terre V(ost)re portar: trar, et vendere possa
Die XXXoct(obri)s i500
Infrascripti d(omi)ni Consiliarij terminauerunt et deliberauerunt et
co(n)cesseru(n)t sup(ra)scripto supplicanti, q(uod) aliquis non possit facere a modo ad annos quatuor In
simili forma, q(uod)q(ue) possit ex(tra)here opus predictum pro omnibus locis, soluendo datia
consueta: et fiant ei l(iter)r(a)e patentes In ampla forma.
Consiliarij
s(er) Aloysius mudatio
s(er) Ioannes mauroceno
s(er) petrus contareno
s(er) Antonius Trono
Il documento è un estratto ufficiale della petizione di Kolb e della relativa decisione del Collegio, pubblicato
per la prima volta da Cicogna, Delle inscrizioni IV, p. 647, e in seguito da numerosi altri autori. La
trascrizione è stata eseguita espressamente per il presente saggio, e contiene alcune varianti
rispetto a quella di Cicogna. Va sottolineato che il documento originale è andato perduto come
tutti gli incartamenti del Collegio di quel periodo, e il presente estratto riporta in terza persona
dichiarazioni rese originariamente in prima. Si ha anche l'impressione che il pensiero di Kolb sia stato
frainteso verso la fine del testo, nella frase che inizia con "nela sutilleza del Intellecto". Il concetto che
segue riguarda l'alto prezzo necessario a risarcire i costi di produzione della stampa: "per mancho de
cercha a tre fiorini vna opera", Kolb "non spiera rechauarne la messa faculta". Ma nel discorso
è interpolata - in maniera frammentaria - un'altra affermazione: "nela sutilleza del Intellecto le
forme stampando possano supplir,...che se possa reuedere tutto vniversalmente". (Non esiste alcun
segno di abbreviazione che permetta di leggervi "reuendere"). Ciò parrebbe esprimere l'idea che
le singole tavole della veduta, unite insieme nella mente del fruitore, gli avrebbero permesso di
ricostruire idealmente l'immagine della città.
Sanudo, per parte sua, dà
notizia della decisione del Collegio ne I diarii, a cura di R. FULIN, Venezia 1879-1903, III, col.
1006:
Noto, a di 30 di questo mese (ottobre), per la Signoria fu fato una termination, che,
havendo Antonio Colb, merchadante todesco, fato con gran spexa far stampar Veniexia, qual si vende
ducati 3 l'una, che possi trarle di questa cità, et portarle senza pagar dacio.
Il
diarista conosceva evidentemente i particolari della petizione di Kolb, nella quale infatti si chiese
l'esenzione del pagamento dei dazi, ma ignorava quelli della decisione dei Consiglieri. Questa infatti
rifiuta l'esenzione richiesta, concedendo invece per quattro anni l'esclusività di
pubblicazione.
Della silografia sono noti tre stati, il secondo dei quali ha due varianti (cfr.
PlGNATTI, La pianta, pp. 11 ss.):
I. Pubblicato nell'ottobre 1500
Legno B: reca la data ".M.D."
Legno E: il campanile di San Marco si presenta nella forma che aveva assunto alla
fine del Medioevo, dopo i restauri resisi necessari per riparare i danni provocati dal fulmine che lo
aveva colpito nel 1489 (una cella campanaria a quattro aperture, sormontata da una loggia a sette arcate
cieche e da una tettoia provvisoria).
II. Pubblicato intorno al 1514.
Legno B:
la data è cancellata e lo spazio che occupava in precedenza è (a) lasciato vuoto o (b)
riempito da un tassello di tratteggio orizzontale.
L'angelo-banderuola della nuova cella campanaria rinascimentale del campanile è raffigurato
su un tassello inserito lungo il margine
inferiore del legno.
Legno E: un altro tassello modifica la forma della cella campanaria, per
adeguarla alla nuova struttura a cuspide del 1511-1514, simile a quella odierna.
III
Pubblicato nella seconda metà del XVI secolo.
Legno B: la data, ".M.D.", è
stata reinserita con un nuovo tassello. L'angelo del II stato è rimasto al suo posto.
Legno
E: le modifiche apportate nel II stato sono state eliminate con un ulteriore tassello che riporta la cella
campanaria al suo aspetto primitivo, anche se disegnato in modo molto più
grossolano.
Secondo J. A. Levenson (nel cat. della mostra Early Italian Engravings from
the National Gallery of Art, Washington D. C. 1973, pp. 553 ss.), il secondo stato sarebbe di molto
successivo al 1514, in quanto gli esemplari di questo stato conservati alla National Gallery di
Washington e all'Albertina di Vienna risulterebbero stampati su carta del XVIII secolo. Ma la
filigrana
dell'esemplare di Vienna (riprodotta da PlGNATTI, La pianta, fig. 31) è simile a quella che
figura su numerose carte degli anni 1499-1518; cfr. C. M. BRlQUET, Les Filigranes, Parigi 1907, IV,
nn. 13233, 13234, 13508, 13509 e 13513. Non avrebbe avuto molto senso modernizzare l'aspetto del
campanile a due secoli di distanza, quando la stampa aveva ormai perso ogni interesse di
attualità ed era diventata una preziosa reliquia del passato. La presenza, anche nel terzo stato,
dell'angelo-banderuola, osservata da Levenson, era già stata segnalata da
Pignatti.
Tutti e sei i legni sono conservati nelle raccolte del Museo Civico Correr di
Venezia (Inv. n. XXXIII-1535). Secondo Servolini (Jacopo de' Barbari, Padova 1944, p. 52), essi
appartenevano nel XVIII secolo al conte Leopoldo Tassis di Bergamo, ma l'autore non cita la fonte di
questa notizia. Nel 1834 erano nella collezione di Teodoro Correr (CICOGNA, Delle inscrizioni IV,
p. 647; si veda anche V. LAZARl, Notizie d'opere d'arte e di antichità della Raccolta Correr di
Venezia, Venezia 1859, pp. 165 ss., n. 869).
Ci è pervenuta una dozzina di
esemplari del primo stato e ne esistono altrettanti dei due stati successivi messi insieme. Si tratta di
un numero davvero considerevole rispetto ad altre vedute urbane del XVI secolo, di cui spesso non
restano che una o due copie, o i cui originali non esistono più e ci sono noti solo tramite
riproduzioni o ristampe. L'alto tasso di sopravvivenza è tipico delle stampe di carattere
artistico, più che non di quelle topografiche. Non è escluso che la silografia sia stata
considerata fin dal principio come un'opera d'arte, richiesta quindi non solo dai collezionisti di
materiale topografico, ma anche dagli amatori di stampe, come mi ha suggerito U. Middeldorf.
Purtroppo il numero di inventari di antiche raccolte di grafica che possediamo è troppo esiguo
per permetterci di verificare la validità di una simile ipotesi. Gli inventari seicenteschi citati
qui sopra, nella nota 2, si riferiscono a collezioni che comprendevano grandi quantità di
incisioni di tipo sia artistico sia topografico.
Nel 1964 Pignatti (La pianta, pp. 40 ss.) ne elencava venti esemplari; da allora ne sono venuti alla
luce altri quattro:
Stato I
Berlino est, Staatlichen Museen, Kupferstichkabinett (a torto definito perduto da Pignatti);
Stato IIa Los Angeles, University of California, Grunwald Graphic Arts
Foundation (n. 2 del cat. della mostra Venice Panorama); già presso W. H. Schab, Inc., New
York, e nella collezione J. L. Beijers di Utrecht (vendita 21 aprile 1959, lotto 419);
Stato
IIb Amsterdam, Rijksprentenkabinet (proveniente dalla collezione settecentesca di Pieter Cornelis,
barone van Leyden, acquistato dallo Stato nel 1807).
Austin, Texas, University of Texas
(già presso H. P. Kraus, Inc., New York (Catalogue 124: Monumenta cartographica, 1969,
n. 2); proveniente da una raccolta privata italiana).